4° Esercizio

Quando facciamo luce in una cantina buia, scopriamo molte cose che prima non riuscivamo a vedere. Man mano che diventiamo più consapevoli di noi stessi ci rendiamo conto che la nostra identità il nostro prezioso “io” era fatto di… nulla! Ovvero di un mucchio di nozioni, credenze, desideri, pulsioni, predisposizioni… appresi qua  e là  nel corso della nostra vita o ricevuti attraverso il codice genetico.. Ma quando fai un lavoro su te stesso, questa perdita di un’identità che credevi essere te e che  invece ti rendi conto  non essere affatto  te è compensata da una crescente identificazione con l’Anima, con il mondo Spirituale, con il nostro vero Io, quell’io che è l’abitante del corpo.

La consapevolezza presuppone una separazione (Osservatore – oggetto osservato); posso osservare un’automobile solo se  non sono tutt’uno con l’automobile. Finchè non usciamo dall’automobile non ci rendiamo conto che non siamo l’automobile. Ma nel momento in cui ci osserviamo (osserviamo l’automobile) ci accorgiamo di non essere l’automobile (il corpo) ma che l’automobile è solo un contenitore. Vediamo allora che la separazione tra osservatore (noi) e oggetto osservato (l’automobile) ha dato origine a un terzo elemento: la coscienza . Così dal due (spirito e materia) si passa al tre: Spirito-materia-coscienza. Solo a questo punto incominciamo a esistere come “individuo” e iniziamo a risvegliarci.

La coscienza di chi non ha ancora iniziato a risvegliarsi è una coscienza di massa, la coscienza del branco che pensa le idee della massa e prova le emozioni della massa, obbedisce ciecamente ai programmi che le sono stati inculcati nella testa… in poche parole non è “cosciente” di sé come individuo e della libertà di scelta che ha in quanto tale, a patto che sviluppi la consapevolezza di sé, altrimenti continuerà a seguire la coscienza di massa, la coscienza collettiva, la coscienza del branco che possiamo anche chiamare la coscienza del Sistema o della Matrix, che si alimenta proprio della nostra adesione inconsapevole ai diktat della natura materiale (Animale), di quei pensieri che crediamo nostri e che fanno invece parte di un programma innestato nel nostro inconscio per tenerci prigionieri dell’illusione. Il fatto è che se si va oltre l’illusione, l’illusione sparisce, muore…  Ma il Sistema (la natura Animale, il contenitore, l’automobile….) non vuole morire.

Lavorando su noi stessi diventiamo sempre più auto-coscienti, ossia ci identifichiamo sempre di più con l’Anima, il nostro vero Sé,  ci fondiamo con la nostra anima e allora non saremo più vincolati all’esistenza di un determinato apparato psicofisico (il veicolo) che momentaneamente ci serve proprio per disidentificarci da esso. 

4° Esercizio

Cerchiamo di renderci conto se c’è una parola che usiamo abitualmente quando parliamo (es.: cioè… mah… però…  un attimino…  no (ripetuto varie volte anche all’inizio della frase) dunque… oppure quando incontriamo qualcuno e gli domandiamo automaticamente “Come va?” o non c’è male e tu? ecc.  e sostituiamola con un’altra…  Insomma cerchiamo di non emettere parole  meccanicamente.

Questo esercizio dovrebbe essere fatto per tutto l’anno al fine di eliminare tutti gli aspetti meccanici del nostro discorso.  Insieme a questo esercizio questa volta ne eseguiremo anche un altro: ricordarci di noi mentre ci spogliamo e ci vestiamo (come abbiamo già fatto nel primo esercizio)

Vai al 5° esercizio:

--------------------------- 

Per rivedere gli esercizi precedenti clicca qui sotto:

- 1° Esercizo

- 2° Esercizio

- 3° Esercizo